Negli ultimi anni si è registrato un boom di diagnosi di Disturbi del Comportamento in genere. In questo articolo trovate alcune informazioni sulle criticità di questi Disturbi e sulle strategie per gestirle al meglio.
Che cosa sono i Disturbi del Comportamento?
Le problematiche di cui andremo a parlare, fanno parte dei cosiddetti disturbi esternalizzanti, ovvero quelli che portano i bambini a dirigere verso l’esterno, sotto forma di oppositività, impulsività, iperattività e rabbia le loro emozioni critiche. Essi sono gradualmente diventati tra i più importanti ed impegnativi problemi clinici dell’ultimo decennio; in particolare si sente parlare di Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP), che fa parte del più generale gruppo dei Disturbi da Comportamento Dirompente. Questa diagnosi, è diventata tra le più comuni per i bambini in età prescolare, indipendentemente dal gruppo etnico e culturale di riferimento, con una prevalenza che va dal 4% al 16,8%.
Il disturbo in questione comporta un significativo peggioramento del funzionamento del bambino in diversi ambiti di vita, da quello scolastico a quello familiare, intaccando in generale la sua socialità.
Ma cosa rende i Disturbi Oppositivi di così difficile gestione?
Il problema più grande è che, solitamente, i bambini con questo disturbo non si considerano oppositivi e provocatori ma giustificano i propri comportamenti come risposta a circostanze o richieste ritenute irragionevoli e avverse. Ciò è il risultato di una percezione distorta dell’altro, percepito come ostile, pronto all’aggressività e alla competitività. In questi bambini l’oppositività, caratterizzata da disobbedienza, ostilità e comportamenti provocatori (sintomi nucleari del disturbo), è prevalentemente rivolta verso gli adulti o, in generale, verso chi ricopre una posizione di autorità, in particolare non rispettando limiti e regole imposte, rifiutando compromessi, rimproveri e punizioni.
Ecco alcune caratteristiche ricorrenti che ritroviamo in questi bambini:
Naturalmente molti potrebbero obiettare che diversi di questi comportamenti possono essere osservati in bambini senza alcuna diagnosi e nella maggior parte degli adolescenti, e che dunque formulare una diagnosi su queste basi possa essere “un’esagerazione”. Comprensibile, se questo pensiero viene da un genitore, ma purtroppo poco veritiero.
E’ pur vero che molti dei nostri bambini e ragazzi rifiutano di seguire le regole, che non vogliono prendersi le proprie responsabilità, che spesso possono essere scontrosi e suscettibili soprattutto nei confronti degli adulti. Tuttavia, ciò che rende questo quadro una diagnosi è la pervasività di questi comportamenti, che vanno dunque a diventare sintomi.
Siamo realmente in presenza di Disturbo Oppositivo quando:
• I comportamenti citati sono osservabili con alta frequenza per almeno 6 mesi
• Si presentano contemporaneamente almeno 4 dei comportamenti elencati
• I sintomi sono presenti in almeno 2 contesti di vita quotidiana
Tutto ciò fa si che la vita di questi bambini e ragazzi risulti essere complessivamente compromessa a causa, appunto, della pervasività di tali sintomi e della loro resistenza al trattamento.
Alcune efficaci strategie per gestire i disturbi del comportamento a casa e a scuola
La prima e più importante cosa da fare per riuscire a gestire questi bambini e ragazzi è smettere di pensare che il problema siano loro!
Nel momento in cui capiremo questo e riusciremo a modificare la nostra mentalità tutto sarà più semplice.
E’ infatti importante comprendere che non è il bambino ad essere problematico, ma il suo comportamento. Di conseguenza, non dovrà essere rimproverato e punito il bambino, ma sempre il comportamento.
Passiamo ad alcune importanti regole chiave per interagire con i nostri bambini e ragazzi con Disturbi del Comportamento.
• Dare regole chiare e semplici su quali sono i comportamenti appropriati da tenersi, i giri di parole e le motivazioni moralistiche non sono d’aiuto alla nostra causa.
• Le regole devono essere espresse sempre in senso positivo piuttosto che sotto forma di negazioni (es. “Bisogna parlare a voce bassa” anziché “Non si urla!”).
• Dare spesso dei ruoli di responsabilità all’interno del contesto domestico o in classe, in modo tale da aumentare l’autostima ed il senso di efficacia (i quali risultano spesso carenti a causa dei continui rimproveri).
• Ignorare comportamenti problema di scarsa gravità in modo da eliminare il rinforzo sociale (spesso i comportamenti problematici sono messi in atto per attirare l’attenzione dell’adulto).
• Preferire la perdita di un privilegio ad una punizione (es. a scuola è più opportuno non concedere di usare un giocattolo preferito piuttosto che impedire di fare merenda, provvedimento sempre da evitare).
• Premiare ed elogiare abbondantemente in modo esplicito i comportamenti adeguati (es. “Sei stato molto bravo a mettere in ordine i colori dopo averli usati”) non limitandosi a commenti generali (es. “Bravo”, “Molto bene!”).
• Cercare di evitare gli antecedenti che normalmente conducono a comportamenti oppositivi; prevenire è meglio che curare!
• La punizione non deve servire a formulare giudizi, ma deve limitarsi a descrivere il comportamento indesiderato in maniera obiettiva; al bambino devono essere spiegate le motivazioni che rendono sbagliato il suo comportamento, suggerendo comportamenti alternativi.
Se riuscirete a mettere in atto queste strategie, i risultati non dovrebbero tardare ad arrivare. Tuttavia è importante comprendere che gli ingredienti segreti per avere successo sono la costanza e la perseveranza!
Nessuna strategia potrà funzionare se verrà messa in atto in modo scostante o solo per un certo periodo di tempo. Queste regole devono infatti diventare una routine quotidiana, a casa quanto a scuola, meglio ancora se concordate tra insegnanti e genitori, in modo tale che il bambino possa interiorizzarle a pieno ed osservarle in ogni contesto di vita.
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